lunedì 30 luglio 2012

Sesso, litigi & videotape (immaginati)

Oggi, esattamente 17 anni fa, partivo per una vacanza-tour assieme alla Cappella Musicale della Cattedrale di Pisa, coro dal nome altisonante di cui ho fatto parte per dieci bellissimi anni della mia vita (dai 12 ai 22 anni). Destinazione: Londra.
In questi giorni, guardando i giochi olimpici organizzati proprio a Londra, quel viaggio mi torna in mente in continuazione.
Era la prima volta che facevo una vacanza "seria" senza i miei genitori, se escludiamo la gita scolastica in terza media a Venezia.
Sedici anni ancora da compiere, entusiasmo alle stelle. Due giorni prima di partire avevo dato un tenero, piccolo bacino a un amorino estivo e mi sentivo "donna". Tornando da quella vacanza, mio padre sarebbe partito da Sanremo (dove i miei stavano trascorrendo le vacanze) e mi avrebbe portato là con loro, dagli amici di tutte le estati. In pratica, ero felice.
Il viaggio a Londra si rivelò meglio di quanto credessi. A fare quel tour (eravamo là per fare una serie di concerti) andò solo la sezione femminile. Gli unici uomini che c'erano erano i fidanzati e mariti di qualche corista, oltre al direttore del coro. Avete presente cosa vuol dire far convivere trenta donne insieme per una settimana?
Ah, non ho mai assistito a litigi più divertenti!
Per esempio, c'erano due ragazze che si contendevano il fidanzato di una terza fanciulla: oh, ma che divertimento! Si son quasi tirate per i capelli...anzi, credo che lo abbiano fatto durante la visita in una chiesa. Il ragazzo in questione si comportava come un gallo in un pollaio, mentre le gallinelle si beccavano impazzite. La fidanzata ufficiale? Dormiva in piedi, ovviamente.
Per quel che mi riguarda mi limitavo, con le mie amichette, ad assistere ed a spettegolare. Quante notti abbiamo passato ad origliare! Ho imparato più cose su sesso&litigi in quella vacanza che in tutto il resto della mia vita! :D
Una sera abbiamo tirato una secchiata d'acqua ad un gruppetto di inglesi ubriachi che stazionavano sotto la finestra del nostro ostello: col loro casino ci impedivano di ascoltare! Purtroppo ancora non esistevano i telefonini in grado di registrare, altrimenti mi sarei fatta una bella compilation.
Che dite? Ero tremenda? Esagerati, ero peggio! D'altra parte, mi ha sempre aiutato molto la mia aria vagamente angelica...
I concerti andavano benissimo; gli inglesi, a dispetto della loro fama, erano anche gentili e mostravano di apprezzare le nostre cantate improvvisate, mentre passeggiavamo per le vie londinesi. In una settimana non piovve mai. Evidentemente insieme al bel canto, avevamo portato con noi anche il sole!
Mi scopro ad invidiare me stessa... 




                                                                           Coi Beatles al museo delle cere
                                                                                     Madame Tussauds


lunedì 23 luglio 2012

Tra il dire e il fare...

Ah, imparare a difendersi dalle delusioni, com'è difficile! Ci si può riuscire, eh. Molti penseranno: basta non fidarsi più di nessuno. Eh no, non basta. Perché purtroppo esiste una cosa che fomenta la delusione, che ne è il terreno fertile e il concime insieme: la speranza.
Quella maledetta.
È solo per colpa sua che ci facciamo del male, la maggior parte delle volte: spinti da lei aspettiamo avvenimenti che non si avverano mai, cosa della quale saremmo perfettamente consapevoli se non fossimo accecati da quella sfacciata, stupida, testarda speranza!
È sempre lei che ci spinge a credere che le persone cambino, sempre lei che ci sussurra melliflua all'orecchio che no, questa volta sarà diverso, questa volta sarà la volta buona. Sempre lei che ci spinge a credere che le persone a cui vogliamo bene saranno prima o poi disposte a fare per noi ciò che noi faremmo (facciamo) per loro.
Diventa difficile, quindi, salvarsi dalle delusioni se prima non ci si disintossica dalla speranza. E quella è una cosa che richiede una disciplina e un autocontrollo quasi sovrumani. Perché è facile lasciarsi andare! Basta dire "chissà se..." ed è finita, ci si è ricascati. I "chissà se...", i "forse...", i "ci penserò...", i "magari..." sono banditi!
Bisogna imparare a pensare e dire cose come "no", "mai" e "non mi interessa".
Bisogna imparare a non aspettarsi mai nulla.
Io non ci sono ancora riuscita, anche se ci sto lavorando. Sono purtroppo drogata di speranza e quando sto per lunghi periodi senza sperare nulla vado in crisi di astinenza e ci ricasco con un piccolo, insignificante, terribile "ma forse...". Poi però, purtroppo (per fortuna?), succede sempre qualcosa che mi ricorda il motivo per il quale avevo deciso di disintossicarmi: una bella delusione. Ed ecco che il cerchio si chiude. Debella la speranza e ti salverai dalle delusioni, evita di illuderti (e di deluderti) e sarai guarito dalla speranza.

...c'è solo da attraversare il mare, adesso.

giovedì 19 luglio 2012

...ma chi lo vuole il principe azzurro?

Non c'è dubbio che al cinema, ormai, sta impervesando la moda delle eroine senza principe azzurro. Ed era ora! Finalmente le donne hanno capito che, se vogliono salvarsi, devono farlo da sole, senza torri, trecce sciolte, svenimenti, lacrime e promesse.
Da "Hunger Games" a "Millennium", da "Biancaneve e il cacciatore" a "Brave", le protagoniste hanno smesso di aspettare da brave bambine il bacio che le salvi; ormai, senza perdere un briciolo di femminilità, tirano con l'arco, combattono come cavalieri, guidano la moto, sparano, si ribellano. Hanno paura ma sanno sconfiggerla, si feriscono ma non si lamentano, non invocano l'aiuto di un belloccio di passaggio, casomai offrono a lui il loro, magari se ne innamorano, ma rimangono autonome e forti.
Ho visto ieri sera "Biancaneve e il cacciatore" e quello che saltava agli occhi era proprio la lotta tutta al femminile fra il bene, la dolce "guerriera" Biancaneve, e il male, la terribile bellissima matrigna-strega cattiva. I protagonisti maschili? Poco più che comprimari. Pressochè inutili, oserei dire, e anzi, talora presenze alquanto fastidiosette. E anche l'altro film su Biancaneve, quello uscito qualche mese fa, con Julia Roberts nei panni della strega cattiva e Biancaneve coi sopracciglioni, aveva con questo un solo punto in comune: la supremazia femminile. Lì il principe era descritto come un povero bamboccio senza spina dorsale, una specie di marionetta, imbecillotto e ben poco attraente, con zero potere decisionale.
In "Hunger Games" la protagonista, Katniss, non esita ad "usare" l'amore che il suo compagno di disavventure prova per lei per salvarsi (e ok, alla fine salva anche lui, giusto perché è una donna e mantiene l'istinto da crocerossina...che quello è proprio l'ultimo a morire!). In "Millennium", la hacker motociclista Lisbeth si vendica delle violenze subite come nessun uomo avrebbe potuto fare ed è lei a salvare baracca e burattini.
"Da stasera la mia vita nelle mani di un ragazzo, no, non la metterò più!" cantava Patty Pravo. Ecco, più o meno è quello che sta succedendo al cinema.
E, voglio sperare, anche nella vita vera.

sabato 14 luglio 2012

I (brutti) segni del tempo

È un brutto segno quando, guardando un programma in stile amarcord come "DaDaDa" o "TecheTechetè", vedi delle scenette che ti ricordi perfettamente di aver visto la prima volta che la RAI le ha trasmesse.
È un brutto segno quando, ascoltando la radio, finisci su "Radio Nostalgia" e pensi "ma senti cosa fanno sentire... era l'anno della mia maturità!"
È un brutto segno quando, andando al cinema, vedi tutti i tuoi attori preferiti, quelli che un tempo ti saresti strombazzata senza pietà, che adesso fanno la parte dei padri. A volte dei nonni. È un brutto segno ricordarsi il loro debutto cinematografico.
È un brutto segno quando, leggendo un tema di un bambino di 12 anni a cui fai ripetizione, ti rendi conto che, quando ha elencato i suoi cantanti preferiti, tu hai pensato "ma esistono davvero o se li è inventati? Emis Killa?".
È un brutto segno quando leggi un altro tema, di un'altra ragazzina a cui fai ripetizione e scopri che, secondo lei, "vent'anni fa tutti stavano molto peggio e non avevano tanta roba da mangiare e vestivano male..." e tu realizzi che il tempo della tua adorata e rimpianta preadolescenza a lei sembra il primo dopoguerra.
È un brutto segno quando ti accorgi che, sui libri di storia, vengono riportate cose che tu hai visto succedere.
È un brutto segno quando al supermercato cominciano a chiamarti "signora" alle casse. Quando le commesse di una profumeria ti consigliano creme antirughe. O quando, dopo che hai rivelato la tua età, invece di dirti "ma sei ancora così giovane", cominciano a dirti "però! Li porti bene!".
È un brutto segno quando, ai mercatini dell'antiquariato, trovi la Barbie che ti è stata regalata per il tuo ottavo compleanno.
È un brutto segno quando scopri che hai dei capi nell'armadio identici a quelli visti nei negozi "vintage".
È un brutto segno quando ti accorgi che, uscendo il sabato con le amiche, non pensi più a quale rossetto metterti per sembrare più sexy, piuttosto ad avere scarpe comode. È un brutto segno anche quando ti accorgi che vuoi ricominciare a metterti i tacchi e cammini come Robocop.
È  un brutto segno quando cominci ad aver voglia di comprare fiori e cucinare torte di mele.
É  un brutto segno quando, per metterti lo smalto, devi inforcare gli occhiali...

(continua...)

mercoledì 11 luglio 2012

Free Dreams

Sabato sera, al Lucca Summer Festival, mentre assistevo in maniera non ufficiale al concerto della Pausini (che tradotto significa: invece di pagare il biglietto, sono rimasta fuori dalla piazza, in un angolino in cui si sentiva benissimo il concerto, e me lo sono ascoltato tutto lo stesso... prossimo appuntamento, i Duran Duran!), mentre assitevo a questo concerto, dicevo, riflettevo sul fatto che la Pausini, durante tutta la sua carriera, non ha fatto altro che raccontarci com'è andata la sua storia con quel famoso Marco che se n'era andato per non tornare più.
Prima soffriva la solitudine, poi urlava "non c'è! Non c'è!", (ovvio, se n'era andato...); poi ha avuto un momento riflessivo, chiedendosi: ma perché questi "strani amori finiscono ma restano nel cuore???" E già lì si vedeva un probabile riavvicinamento; infatti poi lui è tornato da lei, che già l'aveva decretato "incancellabile", ma tornava solo un weekend sì e uno no, tant'è che poi lei si è incazzata e gli ha urlato "...io non ci sto, o ritorni o resti lì! Non posso più dividermi tra te e il mare!" sostenendo che lui era stato "il suo sbaglio più grande!". Ma la litigata è durata qualche mese. Dopo poco lei cantava "...e ritorno da te, nonostante il mio orgoglio (...) e ritorno da te perché ancora ti voglio!". Probabilmente lui era fuggito in un paese di lingua spagnola, infatti lei ha tradotto tutto, casomai lui non capisse più bene l'italiano.
Poi c'è stato il dubbio, "e se fosse un'illusione, tutta questa benedetta passione??" e, "come se non fosse stato mai amore", lei ha preso una decisione e a muso duro gli ha detto: "resta in ascolto che c'è un messaggio per te! Perché ti conosco, il mio posto non è con te!".
Pensavamo fosse tutto finito. Invece si erano rimessi insieme: "sei tu senza alcun dubbio l'artefice di questa primavera che c'è in me!" e poi si sono lasciati di nuovo "come ci siamo arrivati a volerci così tanto male???".
Never ending story!

A parte gli scherzi, è stato bello ritornare ragazzina sabato sera e mettersi a cantare senza vergogna "...non c'è la tua bocca di fragola!" e "...chissà se tu mi penserai, se con i tuoi non parli mai!"
È stato divertente anche perché era gratis: non bisognerebbe mai pagare per un tuffetto nel passato! Alla prossima, Laura! ;)

lunedì 9 luglio 2012

Malamorenò

Il titolo di questo post è anche quello di una canzone molto carina di Arisa, cantata al Festival di Sanremo del 2010. Però la canzone recitava "... può scoppiare il un attimo il sole, tutto quanto potrebbe finire, ma l'amore, ma l'amore no!"
Il mio "malamorenò" invece è esattamente il contrario, è un rifiuto, del tipo (parafrasando un famoso slogan pubblicitario) "datemi tutto, ma l'amore no!".
L'amore è una cosa terribile. Non ti rende coraggioso ma temerario. Non ti fortifica, ti indebolisce. Non ti rende le cose più chiare ma le offusca. Non ti rende la vita più bella, semplicemente ti inganna.
Ero una deficiente. Ascoltavo tutte quelle belle canzonicine romantiche, leggevo quei romanzi femminili in cui il protagonista maschile è sempre un uomo straordinario mascherato da uomo comune. Guardavo film come Notting Hill, Pretty Woman, Love Actually... Dirty Dancing! Quanti danni ha fatto Dirty Dancing? Quante volte ho aspettato che arrivasse quella frase anche per me? "Nessuno può mettere Michela in un angolo!"
Cazzate.
L'altro giorno ascoltavo Baglioni alla radio; trasmettevano una delle canzoni che ho sempre adorato: "Amore bello". Pensate, mi si spezzava il cuore, da ragazzina, quando arrivava la frase "...vai via così, finisce allora tutto qui, fra poco andrai, un lento, l'ultimo oramai...". Di colpo, dall'alto del mio cinismo nuovo di zecca, ho avuto l'illuminazione: Baglioni ha voluto mascherare con frasine romatiche quello che avrebbe voluto realmente dire: "vai via così, finisce allora tutto qui, fra poco andrai...l'ultima volta me la dai?".
Guardare il mondo con pupille non offuscate, e Montale mi perdonerà per questa citazione, mi fa sentire più libera. Ma voi come fate a crederci ancora? All'affetto, alle promesse, alle coccole, alla gente che vi dice che vi vuole bene?
È un po' come uscire da una lunga malattia: sono ancora convalescente, ancora spero (la dipendenza dalla speranza è una delle cose più difficili da superare) che arrivi qualcuno che mi faccia cambiare idea, ma tutto sommato sto vedendo finalmente la fine del tunnel.
Voglio tante cose nella vita. Voglio stare meglio, voglio una salute migliore, voglio ridere, voglio imparare, conoscere, studiare, viaggiare, divertirmi... ma l'amore no.

mercoledì 4 luglio 2012

Fiore o serpente?

Estate 1990. La colonna sonora era la bellissima "Notti Magiche" (vero titolo "Un'estate italiana") di Nannini-Bennato che accompagnava gli azzurri impegnati nei mondiali di casa nostra.
Ero in vacanza a Milano Marittima coi miei e lì c'era un ragazzino, di cui non ricordo il nome, che non mi lasciava in pace un secondo!
Era di una cattiveria unica, il classico bulletto  che faceva lo stronzo con le ragazzine. Se andavo a fare il bagno, cercava di tirarmi giù il costume e non potevo fare un passo che me ne faceva di tutti i colori: gavettoni, gesti osceni...
Era diventato il mio incubo.
E la bimba cattiva, come al solito, venne in soccorso alla Michela dolce e remissiva.
Come tutti i bulli, era forte solo con i deboli.
Un giorno ero in spiaggia con il nuovo copricostume che avevo comprato con mia madre il giorno prima a Cervia: era bellissimo e, ovviamente, rosa. Appena mi vide, il bullo pensò bene di farmi uno scherzetto dei suoi: mega gavettone prima e subito dopo bombe di sabbia. Avete presente come mi conciai?
Però non feci storie. Mi alzai, mentre lui e i suoi amici ridevano, e corsi da mia madre. Le dissi: " Vado a lavarmi e cambiarmi e torno subito".
Dopo dieci minuti ero di nuovo in spiaggia. Credo che Carrie, la protagonista de "Lo sguardo di Satana", in confronto a me sarebbe sembrata uno zuccherino. Individuai il bulletto al bar della spiaggia. Era circondato dagli amichetti stronzini come lui. Gli feci "toc toc" col ditino sulla spalla. Lui si girò e mi disse "oh, che vuoi??". SBAM, schaffione. Barcollò, si aggrappò ad un tavolino e fu a quel punto che SBARABAM gli arrivò l'altro schiaffone dall'altra parte. Dopodichè mi avvicinai, lo presi per il ciuffo e gli dissi: "Ora te mi ascolti bene: la prossima volta ti do un calcio nei coglioni, hai capito?" (anche se non è che avessi molta idea di cosa fossero i "coglioni", ma lo avevo sentito dire da qualche compagno di scuola e mi sembrava che fosse una bella frase ad effetto).
Si mise a piangere e corse da suo padre. E lì ci fu la soddisfazione massima: cercando, fra un singhiozzo e l'altro,  di spiegare al genitore cosa gli era capitato, farfugliò un: "lei... mi ha... detto che... prima mi ha dato gli schiaffi, poi calci!!!". Suo padre si girò verso di me. Ah, non vi ho fatto vedere com'ero a quel tempo:




Ovviamente gli scoppiò a ridere in faccia! "Ma che stai dicendo? QUELLA ti avrebbe minacciato?? Quante volte te l'ho detto che non devi dire bugie! Stai zitto, stai!"
E SBAM, ceffone da suo padre. Come dire... non fu proprio la sua giornata fortunata quella.
Ottenni quel che volevo: da quel giorno in poi fu lui ad evitare me ogni volta che mi incontrava.

"Prendi l'aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso"
 W. Shakespeare





lunedì 2 luglio 2012

Vacanziera immaginaria

Ho bisogno decisamente di andare in vacanza. Non una minigita di uno o due giorni. Una vacanza vera vera, di quelle che si parte presto la mattina, portandosi dietro tutto l'armadio nelle valigie (perché non si sa mai, metti che piova? Metti che faccia freddo? Metti che faccia troppo caldo? Metti che mi serva il tacco a spillo?) e si torna dopo minimo 15 giorni, quando ormai la città o cittadina in cui hai scelto di "abitare" durante la vacanza ti è entrata nel sangue e tu ti senti cittadino onorario.
Voglio staccare la spina e allontanarmi da qui per un po' di tempo, voglio non pensare a tutti i problemi e chissenefrga se al mio rientro saranno tutti qui di nuovo. Se non altro mi sono divertita per un po'. Voglio svegliarmi alle nove, fare colazione e andare in spiaggia. Non pensare a fare la spesa, alle ripetizioni, al pranzo, alla cena, a risolvere i problemi di mezzo mondo o ad ascoltare l'altro mezzo che si lamenta o mi disapprova per qualcosa.
Sole, mare e cielo azzurro, andare in giro per mercatini, comprarsi qualcosa di inutile e sfizioso, come un olio per il corpo per sentirsi polinesiana o un burro di cacao alla fragola per sentirsi quindicenne.
Profumo di salsedine e olio solare, tuffi nell'acqua fresca e concedersi il lusso di un gelato alla fragola con tanta panna, due spaghetti con le vongole e un bicchiere di prosecco; passeggiare lungomare la sera con quella leggera brezza che fa venire i brividi e scambiare occhiate con quel tizio al bar che non rivedrai mai più. Magari uscirci e pensare che potrebbe essere l'uomo della tua vita, perché in quel momento siete solo felici e vivete momenti perfetti.
Mi mancano le vacanze così, quelle fatte per non fare niente, per non pensare a niente e per leggere libri che la maggior parte delle snobbine impegnate non userebbe nemmeno come carta igienica. Oddio, fosse mai che i Dotti Fondoschiena si ignorantizzassero e partisse da lì un analfabetismo di ritorno che potrebbe invadere i Sacri Cervellini!
Vabbè, a parte le digressioni, torniamo alla mia vacanza immaginaria: vorrei solo l'opportunità di mettere un po' di distanza fra me e i problemi, vorrei potermi svegliare una mattina e, di fronte ai soffi d'azzurro e di luce, pensare che in fondo la vita è davvero una cosa esagerata e sentire quel momento di euforia quando realizzi che hai davanti un altro giorno di libertà.