mercoledì 24 ottobre 2012

Strega anch'io

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare, dopo l'ennesimo omicidio, dei soprusi sulle donne da parte degli uomini possessivi, violenti ed assassini che, non accettando di essere lasciati dalle loro compagne, spesso si vendicano perseguitandole, picchiandole ed accoltellandole.
Sempre, la domanda che tutti si pongono è "perché?". Ognuno ha la sua risposta. A me viene in mente un passo del capolavoro di Michelet, "La Strega" (1862), che, riferendosi alla donna, dice: "Nasce Fata. Per il naturale ricorso dell'esaltazione è Sibilla. Per l'amore è Maga. Per acume, malizia (...) è Strega." Eccola lì, racchiusa in poche parole, la probabile spiegazione di tanta violenza che, ancora oggi, è tristemente protagonista della cronaca.
Ciò che la Chiesa nel Medioevo ha fatto alle donne e delle donne è abominevole: costringendole a scegliere tra la verginità della vita monacale e la rispettabilità della vita coniugale, dove la donna perbene doveva crescere ed educare i figli, rifiutando il piacere e concedendosi solo per dovere, la Chiesa ha etichettato come "streghe" tutte coloro che sceglievano la terza via. Colei che era graziosa, che suscitava il desiderio degli uomini e la conseguente invidia delle altre donne, che rifiutava la dicotomia monaca/ moglie e che sceglieva con il proprio cervello era una strega e, in quanto tale, poteva essere, per Legge, perseguitata, torturata, bruciata viva.
Scrive ancora Michelet "Si noti che in certe epoche, al solo nome di strega, l'odio uccide a capriccio. Le gelosie femminili, le bramosie maschili, fanno propria un'arma tanto comoda. È ricca? Strega. Ha grazia? Strega."
La cosa triste è che questa concezione è talmente dura a morire che la caccia alle streghe, seppur mascherata, continua. Ricordate "Bocca di Rosa"? Ricordate la Bersagliera di "Pane amore e fantasia"? Ricordate "Malena"? Belle, diverse, suscitavano invidie e gelosie. Erano senza ombra di dubbio "streghe" e quindi dovevano essere punite.
Oggi, le donne che si distinguono per "acume e malizia" non vengono più rinchiuse e condannate a morte. Alle torture fisiche sono state sostituite quelle piscologiche, non vengono più bruciate, ma etichettate come poco di buono e spinte, più o meno esplicitamente, a vergognarsi. Lo dimostra perfino il fatto che, per ottenere un po' di rispetto e credibilità, molte donne rinunciano del tutto o quasi ad esibire la loro femminilità, diventando "uome" sia nel modo di vestirsi che nel modo di fare.

Anche quando tutto fa pensare che la mentalità sia cambiata, se si guarda bene in fondo ci si accorge che il seme di quella mentalità da Medioevo è sempre pronto a germogliare. Viviamo in un momento storico in cui vengono guardati con affettuoso rimprovero gli uomini che partecipavano ai festini di Arcore (lasciando da parte lo sdegno politico), perché "l'uomo è cacciatore", ma scoppia lo scandalo per la farfallina di Belen: "le portava le mutande, quella puttana?". L'uomo può, la donna no.
Non c'è da stupirsi se poi, in questa continua caccia alle streghe, qualcuno sia portato a pensare che, in fondo, sia giusto ammazzarla colei che si distingue per libertà di pensiero, che non rinuncia alla propria femminilità e che sceglie di non essere proprietà di un uomo.

lunedì 8 ottobre 2012

Io sono la mancanza...

Ultimamente non ho molta voglia di scrivere. Sarà che, da un po', sento di non aver nulla di interessante da dire, sarà che non ho aspettative per il futuro, sarà che vivo alla giornata...
È come se tutto intorno a me fosse come ovattato, come se fossi anestetizzata. L'Estate appena trascorsa ogni tanto riaffiora con qualche immagine colorata che mi sveglia da questo specie di letargo umorale: un vestitino verde acqua, il cielo azzurro e le colline assolate della toscana, un mare trasparente e un tramonto, un casco rosa, il sole sulle balle di fieno, una panchina in un prato verde, un campo di girasoli.
Non pensavo che l'Estate sarebbe stata così. Piacevole. Quasi spensierata. Tutto sommato, l'aver imparato a non aspettarmi nulla mi aiuta a gustarmi le belle giornate, quando arrivano all'improvviso, in tutte le loro sfumature, a respirarmele a pieni polmoni e ad esserne soddisfatta.
Peccato che poi tutto torni ad essere sempre avvolto in questa specie di nebbia, e che le giornate senza colori mi sfuggano via dalle mani come sabbia.
Quando te ne vai da qualcuno o da qualcosa a cui tieni, non vedi l'ora di ritornare; ecco, io forse ho imparato a non avere qualcuno o qualcosa da cui tornare e quindi vado sempre e solo avanti. Ma, non avendo obiettivi, ciò che vedo davanti a me è solo un'immensa distesa bianca, il vuoto.

"...io sono la mancanza- la mancanza che sono- 
sono ciò da cui manco- sono tutta mancanza-
-e non c'è nostalgia- neppure lontananza -
essendo ciò che manca- adesso e sempre- io" 
(Mariangela Gualtieri, "La sostanza dove io manco")