giovedì 7 giugno 2012

Perché Orfeo si è voltato? Tutta la verità.

Continuo a parlare di coppie sfigate della mitologia greca: Orfeo ed Euridice. Oh, sono sicura che il vostro piccolo cuore tenero avrà avuto un sussulto nel ricordare la tragica storia di questi due amanti... ma siete sicuri che vi abbiano raccontato la verità?
Orfeo era figlio di Eagro e di Calliope, la più importante delle nove Muse, ed era originario della Tracia. Suonava la lira e la cetra, di cui si dice fosse stato l'inventore. Orfeo sapeva cantare canzoni soavi e bellissime tanto da ammansire le bestie feroci e costringere gli alberi a piegarsi verso di lui. Già per questo motivo, il perfettissimo, cantantissimo, inventorissimo Orfeo mi sta sugli zebedei. Lui con la sua lira, a cui aveva pure aumentato il numero di corde, da sei a nove, per omaggiare le Muse, che appunto erano nove. Pfui, ruffiano!
Partecipò alla spedizione degli Argonauti, ovviamente senza remare: lui era capovoga, e dava la cadenza ai rematori. Cantando, salvò tutto l'equipaggio mentre le Sirene cercavano di sedurre gli Argonauti: siccome lui era il più troppissimo bravissimo, oscurò perfino il canto delle Sirene e salvò tutti.
Orfeo si innamorò di una ninfa, Euridice, e la sposò. Un giorno che la povera ninfa stava passeggiando lungo un fiume della Tracia, fu inseguita da un certo Aristeo, che voleva violentarla. Lei, scappando fra l'erba, pestò un serpente che la morse, uccidendola. Orfeo la pianse disperato e subito decise di scendere agli inferi per cercarla. Seppe commuovere le divinità infernali coi suoi canti e ottenne il permesso di riportarla alla vita, ma a patto di non voltarsi mai a guardarla prima di averla riportata alla luce del sole. Euridice lo seguiva e i due stavano quasi per uscire dal mondo infernale quando Orfeo, non riuscendo a resistere al desiderio di rivederla, si voltò. Subito una forza irresitibile trascinò Euridice agli inferi e Orfeo dovette tornare nel mondo dei vivi da solo.
Ora, io mi chiedo: quale parte di "non ti devi voltare fino a che non sei uscito dagli inferi" non aveva capito il perfettissimo Orfeo? Una sola cosa doveva fare, perdindirindina! Possibile che non sia riuscito a resistere? Cavoli, lo sanno tutti che gli uomini sono capaci di fare chilometri senza mai voltarsi per guardare la compagna che arranca dietro di loro. Ce ne sono alcuni che hanno dimenticato la moglie all'autogrill e se ne sono accorti dopo centinaia di chilometri, possibile che lui, il perfettissimo, non abbia saputo resistere per due miseri, brevissimi metri?
Alcuni hanno voluto vedere in Orfeo una figura di "Hybris", intesa in questo caso come tracotanza umana, che troppo osa non fidandosi degli dei: si vuol dire insomma che Orfeo si sia voltato perché non si fidava di ciò che gli era stato promesso dagli dei degli inferi e volesse controllare che davvero Euridice lo stesse seguendo. Sì, ma perché non aspettare, nel dubbio, di essere comunque uscito? Ormai era quasi arrivato...
C'è un racconto molto bello di Gesualdo Bufalino, "Il ritorno di Euridice", che forse può darci una risposta a questo interrogativo. Il racconto è visto dalla parte di lei, che, ovviamente, dopo aver visto il suo uomo scendere agli inferi per salvarla e poi fallire proprio sulla linea d'arrivo, non sa darsi pace e continua a chiedersi perché:

"Quale Erinni, quale ape funesta gli aveva punto la mente, perché, perché s'era irriflessivamente voltato? "Addio!" aveva dovuto gridargli, "Addio!" (...) E così, risucchiata dal buio, lo aveva visto allontanarsi verso la fessura del giorno, svanire in un pulviscolo biondo (...) Ma non sì da non sorprenderlo, in quell'istante di strazio, nel gesto di correre con dita urgenti alla
cetra e di tentarne le corde con entusiasmo professionale (...) tutto gia bell'e pronto da esibire al pubblico, ai battimani, ai riflettori della ribalta (...).
Non s'udiva altro rumore che il colpo uguale e solenne dei remi nell'acqua. Allora Euridice si sentì d'un tratto sciogliere quell'ingorgo nel petto,
e trionfalmente, dolorosamente capì: 
Orfeo si era voltato apposta".

Eccolo lì, dunque, il vero motivo! Eccolo, un altro narciso innamorato di se stesso e della propria fama. Gira che ti rigira, con gli uomini si arriva sempre alla stessa conclusione. E così anche la povera Euridice, che aveva sposato un insospettabile, che era certa dell'amore che lui le dimostrava, ha dovuto fare i conti con l'amara realtà: nel momento in cui Orfeo è stato costretto a scegliere, ha scelto se stesso. Non solo, lo ha fatto da vigliacco, facendo credere a tutti di non aver saputo resistere alla tentazione di rivedere il volto di lei. 
Eppure basta leggere i "Dialoghi con Leucò" di Pavese per avere la conferma, direttamente dalle parole di Orfeo, di quanto sia stato bastardo:


"L’Euridice che ho pianto era una stagione della vita. Io cercavo ben altro laggiù che il suo amore (...). Ho capito che i morti non sono più nulla (...) Quando mi giunse il primo barlume di cielo, trasalii come un ragazzo, felice e incredulo, trasalii per me solo, per il mondo dei vivi. La stagione che avevo cercato era là in quel barlume. Non m’importò nulla di lei che mi seguiva. Il mio passato fu il chiarore, fu il canto e il mattino. E mi voltai."

Mal comune mezzo gaudio, Euridice: consolati. A tutt'oggi ancora nessuna donna è riuscita nell'impresa di farsi amare da un uomo, non dico di più, ma almeno quanto se stesso. Continuiamo a incontrare uomini che si voltano quando non devono o che non lo fanno quando invece dovrebbero.





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