sabato 30 novembre 2013

Amicizie tanto vere da sembrare finte

Ci sono sentimenti che, a dimostrazione della nostra incredibile ignoranza, noi uomini crediamo appartengano solo alla razza umana e non agli animali. Sarà per questo che, quando vogliamo dire che qualcuno è senza cuore lo definiamo "una bestia". Eppure in più di un caso gli animali ci dimostrano che le vere "bestie", nel peggiore significato che vogliamo dare a questo termine, siamo noi, che uccidiamo senza motivo e coltiviamo l'odio verso i nostri simili e verso gli animali, che non capiamo spesso i loro comportamenti eppure abbiamo la presunzione di essere superiori.
Ho già parlato qui della gattina siamese che, quando ero bambina, diventò amica del cockerone di casa al punto da sentirne la mancanza dopo la sua morte, e da cercare di accarezzarlo con la zampina dopo averlo riconosciuto in un poster appeso alla parete.
Ma di storie così ce ne sono tante: nel 2008 in uno zoo cinese una scimmietta, rimasta orfana di entrambi i genitori, era vittima di "bullismo". Il maschio alfa del gruppo la maltrattatava, al punto che i dirigenti dello zoo decisero di inserire nella gabbia una cane, che distraesse le attenzioni del maschio alfa. Ebbene, le cose sono andate diversamente perché il cane non è diventato il diversivo, ma l'amico e il protettore della scimmietta, e da quel momento i due sono inseparabili.
Leggendo questa notizia mi è venuto in mente un libro di Luis Sepùlveda: Max, aveva un gatto, Mix, un bel micione schivo a cui era affezionato al punto che, quando il ragazzo se ne andò di casa per gli studi, portò il gattone con sè anche se ormai era invecchiato. Un giorno il gatto diventò cieco.
Una volta Mix, che doveva rimanere in casa da solo per qualche giorno, sentì dei rumori. Anche se cieco, era pur sempre un gatto. Ascoltò il rumore che si avvicinava piano piano e, quando fu vicino, in in un baleno catturò il responsabile di quel rumore: un topo messicano, molto triste perché non aveva un nome. Il gattone buono lasciò libero il topo e gli diede un nome, Mex; da quel momento i due divennero amici e...

"... Per tutto il tempo – lungo o breve, non importa, perché la vita si misura dall'intensità con cui si vive – che il gatto e il topo trascorsero assieme, Mix vide con gli occhi del suo piccolo amico e Mex fu forte grazie al vigore del suo amico grande.
E i due furono felici, perché sapevano che i veri amici condividono il meglio che hanno."

"Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico", Luis Sepùlveda

giovedì 7 novembre 2013

Cenerentola in "C"

"Cenerentola, cinerei capelli, costantemente cucinava, cuciva camicie candide. Cameriera costretta, calpestata, calunniata, coabitava con cattive compagnie. Criduele Circe, caine civette costringevano continuamente Cenerentola coprirsi con contadinesche camiciole, ciabatte cenciose, cenci cinerini.
Corigianesco Ciambellano comunicò, con cartapecora ceralaccata, carnevalesca cerimonia con cui cercar casta coniuge che conquistasse cuore Ceruleo Cavalier,
Che confusione!
Circe con consanguinee carognette cercarono collane chic, coacervarono cianfrusaglie, cincinnarono chiome con caparbietà; comandarono costantemente: "Cenerentola, cuci! Cenerentola, corri! Cenerentola, cerca!", che conciliante celermente cooperò. Concludendo cicalarono: "Corriamo, corriamo! Chissà chi Cavalier conquisterà!"
Cenerentola, coricatasi contiguo camino, col cuore contrito confidò che cotanta cattiveria cessasse. Commossa, chiaroveggente celestina comparve. Con compassionevole carità, consolandola, cambiò cineree ciarpe con corsetto celestiale, candido chiffon, calzari cristallini. Convertì cucurbitacea con carrozza, cavalli, cocchiere, così chiacchierando: "Corri! Cerimonia cominciata! Cavalier Ceruleo conquisterai!". Concluse: "Controllerai continuamente clessidra, ché cambiando calendario chimera cesserà, convertendo cocchio, cavalli, cocchiere con cenci, ciabatte, cenere".
Cenerendola, con carrozza che correva conducendola castello, cantò contenta.
Cosiffatta colomba candida, così celata, calamitò consensi, catturando cortigianeschi complimenti. Ceruleo Cavalier, cardiopalma colpito, corteggiò colei che cenere conosceva con carinerie, carezze, caramellose cerimonie. Cenarono con crème caramel, crema chantilly, ciliege, champagne.
Così Cenerentola conquistò con candore costese Cavaliere, contraccambiandolo. Clessidra corse. Campane comunicarono che calendario cambiava. Cenerentola, congedandosi celermente, caracollò capottandosi. Con cotale capitombolo, calzatura cristallina cadde. Costernato, Cavalier colse cotal candido calzare. Claudicante Cenerentola corse.
Chimera cessò: cocchio, cocchiere, chiffon cambiarono colore, convertendosi con cenci cinerei, consueta circostanza.
Cavalier, cercandola confuso, comandò: "Convolerò con colei che calzerà cristallin calzare!"
Così, chiunque carpabiamente cercò calzare cristallina calzatura, comprese caine carognette che costringevano Cenerentola come cameriera. "Combacerà!" cianciarono. Chimerica convinzione!
Così Cenerentola chiese candidamente: "Codesta candida calzatura chiederei calzare...". Cavalier consentì. Calzatura combaciò, coincidendo con calcagno.
Cerulero Cavalier convolò con Cenerentola, coronadola.
Così convissero costantemente contenti.

Conclusione."


Se non avete mai partecipato ad un laboratorio di scrittura, fatelo immediatamente. Non solo per imparare a scrivere correttamente in italiano (anche se già per questo motivo sarebbe da imporlo per legge a tutti), ma anche perché è divertente da matti.
Io, che ho dovuto frequentarlo all'Università, essendo una di quelle studentesse tutte cuore che dopo il liceo scelsero l'inutile Facoltà di Lettere, l'ho amato alla follia. Non per vantarmi, ok sì, anche un po' per vantarmi, ma lo ricordo come uno dei corsi più appaganti: un trenta e lode con tanto di commento del professore, che mi disse: "Spero di averti insegnato qualcosa, perché onestamente non avevi quasi nulla da imparare".
Vabbè, rievocazioni sbrodolanti di vanità a parte, quello che ho trascritto adesso è un esercizio che dovetti fare: scrivere una favola a scelta, usando tutte le parole che inziavano con la C. Nessuna eccezione, anche le congiunzioni dovevano essere con la C. Un simpatico esercizio che stimolava la creatività, spingeva all'uso corretto dei sinonimi, dei termini di non comune utilizzo e della punteggiatura.
Credo che costantemente continuerò con cotale compito cambiando forse fonema fondamentale, facendo frasi formidabili, favole fantastiche, frivole fesserie...
ok, smetto! :D