lunedì 26 marzo 2012

I libri che ti cambiano la vita: "Molto forte, incredibilmente vicino"

"A me piace vedere le persone riunite, forse è sciocco, ma che dire, mi piace vedere la gente che si corre incontro, mi piacciono i baci e i pianti, amo l'impazienza, le storie che la bocca non riesce a raccontare abbastanza in fretta, le orecchie che non sono abbastanza grandi, gli occhi che non abbracciano tutto il cambiamento, mi piacciono gli abbracci, la ricomposizione, la fine della mancanza di qualcuno..."
J.S. Foer, "Molto forte, incredibilmente vicino"

Oskar ha nove anni e vive a New York. È intelligente e curioso, se qualcuno gli domanda "vuoi sapere il perché di una cosa?" risponde "io voglio sapere tutto". Gli frullano milioni di pensieri in testa, milioni di idee stravaganti e di invenzioni, come ad esempio un congegno che ognuno di noi deve portare con sé, che contenga la lista di tutte le persone a cui vogliamo bene, che si possa collegare ai congegni degli altri, in modo che se per caso siamo in ambulanza in fin di vita e il nostro congegno riconosce quello di una persona a cui vogliamo bene, l'ambulanza possa far apparire su un display "Addio, ti  voglio bene, addio, ti voglio bene". Oskar adora il suo papà, che gli ha insegnato tante cose e gli ha raccontato tante storie, ed è per questo che non si rassegna ad averlo perso durante l'attacco dell'undici settembre 2001 alle Torri Gemelle. Quel giorno Oskar tornò a casa e trovò i messaggi del suo papà sulla segreteria telefonica: cinque in tutto. La prima cosa che fece, mentre la prima torre stava crollando, fu quella di uscire di corsa per comprare un telefono identico a quello che avevano in casa e di registrare un identico messaggio in segreteria, in modo da poter nascondere quello vecchio che conteneva i messaggi del papà per non far soffrire la sua mamma. Ma ogni tanto, di notte, quando non riesce a prendere sonno e il cinismo nel quale si è rifugiato cede il passo alla sofferenza, Oskar tira fuori quel telefono dall'armadio e ascolta ancora e ancora quella voce perduta per sempre.
Da quel giorno Oskar si preoccupa per tutto: della nonna paterna che vive nel palazzo di fronte al suo, della mamma, della quale è geloso perché lei sembra volersi rifare una vita; non crede in Dio, Oskar, è ateo, come gli hanno sempre insegnato da bambino, è razionale e adora trovare le soluzioni ai rompicapi. Per questo motivo, quando un giorno, per caso, trova una chiave misteriosa nello studio del suo papà e una parola "Black" sulla busta che la contiene, Oskar decide di trovare una soluzione a quel mistero: chi o cosa è "Black" e cosa apre quella chiave? Ed è così che, andando in cerca della verità, Oskar si sentirà sempre più vicino a quel genitore tanto amato e perduto così precocemente e scoprirà un passato lontano che ha sconvolto le vite dei suoi nonni paterni.

"Molto forte, incredibilmente vicino" di J.S. Foer mi ha lasciata senza fiato. Da tempo non leggevo un romanzo così ben scritto, così sorprendente, così bello.
Vorrei qui Oskar, vorrei poterlo abbracciare e vorrei poter credere che la maggior parte dei bambini sia come lui. Vorrei che mio figlio, se e quando ne avrò uno, sia come lui. Leggete questo libro (fra poco uscirà anche il film con Sandra Bullock e Tom Hanks), perché è uno di QUEI libri: uno di quelli che ti cambiano la vita.

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