lunedì 25 giugno 2012

Dammi le tue mani, ché la mia anima vi s'addormenti

Stamattina ho visto mia madre venirmi incontro molto divertita con in mano l'ennesima foto di me da piccola, una di quelle che non avevo mai visto o che non mi ricordo di aver visto.
La foto, tutta ingiallita e rovinata, mi ritrae all'età di circa un anno e mezzo. Ancora non sapevo camminare e mio padre mi aveva appoggiata con la schiena ad un muretto, così potevo stare in piedi senza essere tenuta per mano e lui poteva scattarmi le foto. Evidentemente, però, dopo un po' devo essermi scocciata, ma invece di fare la mia solita faccina imbronciata mi sono girata verso mio padre e gli ho teso le braccine, con un'espressione disperata. Mio padre, figuriamoci, per niente intenerito ha continuato a scattare e il risultato è stato appunto la foto che ora ho in mano.
Tutti sorridono quando la vedono. A me vengono i lacrimoni. Perché so che, sotto sotto, quella bambina sul punto di scoppiare a piangere, che cerca disperatamente di essere presa in braccio, salvata, consolata e rassicurata, esiste ancora. Solo che nessuno la vede.
Chi mi incontra vede la bambola, la maliziosa, la vanitosa, a volte la maestrina; spesso l'infermierina, la psicologa, quella che ascolta, quella che sa cucinare e risolvere i problemi, quella ribelle, quella incazzosa, quella che reagisce, quella che non si fa abbattere, quella che "non è da lei piangersi addosso".
Forse nessuno la vede perché so nasconderla bene quella bambina in cerca di aiuto, che tende le mani fiduciosa in attesa di essere salvata. O forse, semplicemente, nessuno si sforza di andare oltre, nessuno pensa mai che, anche chi ha un carattere apparentemente forte, anche chi è abituato a risolvere i problemi altrui, a volte ha bisogno di chiudere gli occhi e lasciarsi guidare da qualcuno.
A volte ci si sente così soli.
Io me lo ricordo quel giorno, quello della foto. Non mi ricordo gli eventi, ma in qualche modo mi è rimasta la memoria di quella sensazione di disperazione e di abbandono. Come faccio? Babbo, prendimi! Mamma, per favore! Ho paura. Sono sola e non riesco a camminare, prendetemi in braccio, mi fido di voi, pensateci voi!
Quante volte mi succede ancora... quante volte. Ma non c'è mai nessuno che mi prenda in braccio. Mai nessuno.


N.B. La frase che dà il titolo a questo post è tratta da una poesia di Luis Aragon.

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