Due giorni fa, proprio qui in Toscana, vicino all'Isola del Giglio, paradiso incontaminato soprattutto per coloro che praticano lo sport subacqueo, una nave della Costa Crociere (la Concordia, ammiraglia della Costa nel Mediterraneo) si è incagliata in uno scoglio e, a causa di uno squarcio di oltre 70 metri sulla chiglia, è naufragata. Il Comandante è riuscito a portarla vicino a riva e lei si è adagiata su un fianco, senza inabissarsi. Attualmente il bilancio è di sei morti e ancora 16 dispersi, che si pensa siano rimasti intrappolati sulla nave.
Appena saputo dell'incidente, inevitabilmente, il pensiero di tutti è andato al Titanic. Un po' perché il film del 1997 è stato un Colossal di enorme successo che ancora tutti ricordano, un po' perché la tragedia, quella vera, avvenuta nel 1912 (esattamente 100 anni fa) ha sempre popolato gli incubi di chiunque decidesse di viaggiare per mare, e un po' perché certe incredibili coincidenze fra i due incidenti creano un'aura di mistero abbastanza inquietante.
Mentre sto scrivendo, impazzano le polemiche: pare che queste enormi navi da crociera, queste mega città galleggianti, siano solite avvicinarsi molto alle coste dei luoghi più belli e suggestivi (la Liguria, l'Isola del Giglio, Venezia) per "rendere omaggio" alla città o addirittura "salutare" qualche amico dell'equipaggio o qualche vecchio collega residenti in questi luoghi. Si dice che il Comandante della Concordia abbia manualmente modificato la rotta proprio per avvicinarsi alla costa e "salutare" un parente del maitre della nave. Si dice anche che, dopo questa mossa azzardata, che di fatto è costata la vita di alcuni passeggeri, il Comandante, contravvenendo ad ogni regola, abbia abbandonato la nave prima che venissero messi in salvo tutti i passeggeri e sia stata la Guardia Costiera ad intimargli di risalire a bordo e coordinare le procedure di salvataggio.
Queste però sono cose di cui si occuperà la magistratura.
Per adesso siamo qui, tutti increduli di fronte a questa tragedia, ad asciugarci le lacrime di fronte alla storia straziante di una bambina di cinque anni e di suo padre che, vedendola scivolare giù per un corridoio sulla nave già completamente inclinata si è lanciato per tentare disperatamente di salvarla, morendo insieme a lei; siamo qui tutti quanti a domandarci come sia possibile che in 100 anni, un secolo intero, con tutte le tecnologie esistenti, l'unica cosa che ha impedito che succedesse una tragedia come quella del Titanic sia solo il fatto che la Concordia non fosse fra i ghiacci dell'oceano Atlantico, ma nel Mediterraneo vicinissima alla costa.
Sembrano surreali le scene di quella nave adagiata su un fianco, perché siamo tutti abituati a considerare questi mostri inaffondabili, capaci di resistere a qualsiasi intemperia. Non possiamo credere che uno scoglio vicino ad una minuscola isola sia riuscito ad abbattere il mostro.
Eppure, dobbiamo prenderne atto: per quanto la tecnologia sia all'avanguardia, per quanto l'uomo sia riuscito a dominare ed a sottomettere la natura al suo volere, essa prima o poi si prende le sue rivincite e non perdona, da "madre" a "matrigna" in pochi istanti. Il vero errore umano è quello di credersi invincibili e superiori ad ogni cosa.
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