giovedì 1 marzo 2012

Vi presento Tom

Mi rendo conto che fino ad oggi ho parlato diverse volte su questo blog di Mei Li, la "chowchowina" che abita con noi da ormai sei anni, ma ancora non ho parlato dell'altro simpatico componente della famiglia: il gatto, Tom.
Ok, lo so che il nome non è esattamente un esempio di originalità, ma vi spiego come sono andate le cose.
Circa sei anni fa ero in cerca di un gattino e andavo in giro nei negozi di animali per vedere se trovavo annunci di persone che regalassero micetti appena nati. Un giorno trovai un annuncio interessante: una famiglia che viveva con dodici, dico DODICI, gatti di razza Maine Coon aveva appena avuto una nuova cucciolata e li regalava. Pensando che ci fosse dietro una fregatura, telefonai un po' sospettosa e trovai invece dall'altra parte una signora gentile che mi dette appuntamento per l'indomani. Io volevo una femmina e lei mi confermò che le erano rimaste proprio due femminucce.
Quando andai a prendere la gattina mi resi conto che, apparentemente, fregature non ce n'erano: era bellissima e dolcissima. La portai a casa e la chiamai Lulù.
Insieme a Lulù arrivò anche Mei Li, cuccioletta anche lei, e insieme crescevano benissimo.
Un giorno scoprii Lulù intenta a darsi una lavatina nelle parti intime, come sono soliti fare i gatti specialmente dopo aver mangiato e dormito. E lì feci una scoperta scioccante: Lulù aveva... come dire... attributi non esattamente femminili.
Non so come feci a non rendermene conto prima, sta di fatto che la portai dal veterinario che mi confermò che il gatto era maschio e non femmina, e lì per lì dovetti trovare un nome al volo, e l'unico che mi venne in mente fu Tom.
In realtà Tom è tale a quale al gufo Anacleto di "La spada nella roccia": scorbutico e con lo sguardo sempre accigliato, brontolone e polemico oltremisura ma incapace di fare del male a una mosca: dorme spesso in cantina, ma per prendere i topi dobbiamo mettere le trappole, perché lui non ci pensa nemmeno per sbaglio.
Purtroppo, essendo figlio di consanguinei (ecco dov'era la fregatura) non gode di buona salute (ma non ha mai avuto malattie particolarmente gravi, sempre piccoli problemi), non si è sviluppato molto in altezza e gli è rimasta la coda un po' corta (il Maine Coon dovrebbe avere zampe e coda lunghissime). Tuttavia, si è sviluppato benissimo in larghezza, il che fa di lui un buffo gattone cicciotto con le zampone enormi e corte e il pelone arruffato. Già, perché riuscire a pettinarlo è quasi impossibile: per cui a volte mi ritrovo a dovergli tagliare i ciuffi di pelo che si sono trasformati in veri e propri rasta, per non doverlo trovare un giorno a cantare "No Woman no cry".
Vive pacifico senza mai allontanarsi dal giardino: per riuscire a saltare su un muretto ci ha messo un anno, per salire su un albero due, dopodiché deve aver deciso che la cosa che non faceva per lui e ha rinunciato. Sale al massimo sul tetto dell'auto oppure in posti dove, per arrivare in cima, non deve fare salti molto alti, ma ha disposizioni comodi scalini. Non è molto coraggioso: riesce ad avere paura anche di una folata di vento. Non vorrebbe essere preso in braccio tanto spesso, ma non essendo esattamente Mennea nello scappare si riesce ad agguantarlo facilmente per accarezzarlo un po'. Accetta tre carezze alla volta, alla quarta già brontola. E siccome non è certo mingherlino, ma pesa quasi 7 chili, lui non emette flebili miagolii, ma certi "do di petto" che Pavarotti gli farebbe un baffo.
Come tutti gli scontrosi ma buoni è adorabile. Lo adora perfino la Mei Li, che odia qualsiasi altro gatto in circolazione. Tuttavia, definire Tom un "gatto" nel vero senso della parola è un po' azzardato.


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