giovedì 12 aprile 2012

Cronaca di un giorno perfetto

Fuori era caldo. Agli inizi di settembre l'aria è più dolce, specie la mattina, ma nelle ore centrali della giornata il caldo continua ad essere soffocante. Io ero triste per due motivi: ero tornata da poco da San Remo, dove ogni estate passavo quindici giorni di villeggiatura con i miei genitori e mi mancavano tantissimo tutti gli amici. Non facevo che scrivere lettere ed aspettare le risposte. E controllavo la cassetta della posta ogni ora.
Il secondo motivo era che stava per ricominciare la scuola: di lì a pochi giorni avrei dovuto cominciare la quarta liceo e aspettare altri nove lunghi mesi prima di essere di nuovo libera. Era il sei settembre 1996, avevo 17 anni e quel giorno non me lo dimenticherò mai.
A quel tempo avevo tre veri grandi amori: il mio cane, la poesia e Alessandro Del Piero. E fu proprio grazie a Del Piero se un giorno come un altro diventò un giorno da ricordare.
Lui era agli inizi della sua carriera, un ragazzotto ventiduenne con i capelloni e gli occhi all'ingiù, timido e sempre pacato e gentile. E io lo adoravo. Non fraintendetemi, non sono mai stata una di quelle ragazzine isteriche (che oggi vengono chiamate "bimbeminkia") che si strappano i capelli e si mettono ad urlare ed a piangere per niente. Non sono mai stata neppure una di quelle che usa parole tipo "lo amo, è l'uomo della mia vita!" (è più facile che lo dica adesso, quando voglio sentirmi ancora adolescente e per scherzarci sopra, che allora). Io lo stimavo, lo ammiravo, mi piaceva da morire, ma la mia ammirazione era del tipo "mi accontento di guardarti adorante". Chi mi conosce bene, scoprirà adesso che in 15 anni sono cambiata ben poco.
Insomma, la mia adorazione assoluta unita alla mia grafomania mi spinsero, i primi di maggio, a scrivere una bella letterona ed a spedirla a casa dei genitori di Alessandro. Sapevo che lui tornava a casa appena poteva e quindi pensavo che, prima o poi, avrebbe potuto leggerla. Ovviamente, non fui l'unica a pensarla così, perché scoprii dopo poco tempo, durante un'intervista, che Alessandro riceveva migliaia di lettere dai fans e che i genitori ne erano sommersi. Sorrisi per la mia ingenuità e smisi di pensare a quella lettera, fino a quel sei settembre; fino a quando, correndo verso la cassetta della posta, trovai una sorpresa che mi lasciò senza parole: una busta senza il mittente al cui interno, avvolta in un foglio di carta azzurra a quadrettini, c'era la cartolina autografata a penna nera di Alessandro Del Piero. Il timbro postale parlava chiaro: era stata spedita due giorni prima da San Vendemiano (chi conosce Del Piero sa bene che quello è il paese dove era cresciuto e dove ancora vivevano i suoi genitori).
Immaginatevi la mia espressione. Del Piero mi ha risposto! Mamma! Del Piero! Mi ha mandato una sua cartolina! Ma ti rendi conto!! Nonna, guarda, non ci credo!
Ho sempre pensato al perché, fra le migliaia di lettere che ricevevano ogni giorno, scelsero proprio la mia.
La mia lettera non conteneva cuoricini o frasine sdolcinate, non avevo scritto "ti prego, leggimi!", non avevo scritto "ti amo, sei proprio bello!". Avevo esordito con una citazione di una poesia di Neruda "Perché tu mi oda le mie parole a volte si assottigliano come le orme dei gabbiani sulle spiagge"; e poi avevo scritto due scemenze, credo, ma senza "urlarle", senza isterismi. Ero una ragazzina ingenua (la perdita dell'ingenuità sarebbe arrivata non molto tempo dopo, purtroppo), ma forse fu la mia pacatezza a rendere diversa la mia lettera da tutte le altre. A volte la normalità è talmente rara che brilla come una pietra preziosa.
O forse è stata solo fortuna. Magari pescavano una lettera a caso alla settimana ed a quella persona spedivano la cartolina.
Sono passati 15 anni e ancora costudisco gelosamente quella cartolina come una delle cose più preziose che ho. Ogni tanto apro il cassetto e la guardo, ancora leggermente incredula. La guardo come se fosse un talismano: se sono triste riesce ancora a strapparmi un sorriso, a farmi sentire speciale. Ed a farmi sperare di poter vivere ancora un giorno perfetto come quel sei settembre 1996.

4 commenti:

  1. Ma come hai fatto a trovare l'indirizzo ? Te lo ricordi ? Vorrei provarci anche io !

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  2. Era su un vecchio elenco telefonico della provincia di Treviso, sai di quelli che si trovavano nei bar negli anni '90? Poi, dopo qualche anno, i suoi genitori decisero di non comparire più sugli elenchi telefonici.. Me lo ricordo, certo. Me lo ricorderò per tutta la vita. Non so se posso scriverlo qui, però... :-)

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  3. Se vuoi scrivilo a questa email : gine-1995@hotmail.it
    Sai io sono nella tua stessa situazione , per me lui rappresenta il calcio , grazie comunque

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