giovedì 31 maggio 2012

...e non è un'invezione e neanche un gioco di parole...

 "Ogni volta che un bimbo dice "Io non credo alle fate", c'è una fatina che da qualche parte cade a terra morta"
James M. Barrie, "Peter Pan"

È una calda sera di fine Maggio e sono seduta in giardino. Sono circondata dalle lucciole e nell'aria c'è un profumo quasi voluttoso di rose e di gelsomino che mio padre coltiva con passione e dedizione. L'erba è tiepida e ci sono già i grilli che cantano in cerca delle loro compagne. Tutto è circondato da un alone quasi magico e mi basta chiudere gli occhi per vedere me stessa, più di 25 anni fa, in questo stesso giardino, con mia nonna e mia madre che mi dicevano "guarda, Michela, guarda le fatine!". Per me le lucciole erano fatine. Tante piccole Trilly nella mia personale Isola che non c'è. I miei genitori mi portarono a vedere "Peter Pan" in occasione del ridoppiaggio del 1986 e mi innamorai della fatina alata vestita di verde. Da allora non ho mai smesso di adorarla, tant'è che circa due mesi fa mi sono comprata una borsa con Trilly raffigurata e giusto oggi pomeriggio sono stata tentata di comprarmi un paio di scarpe sempre con la mia amata fatina disegnata sopra. Se non fosse che avevano terminato il numero...
Sarà che mi fa simpatia, sarà che adoro quel suo modo di essere gelosa di Peter (quella stupidina di Wendy! Ma come si permette di intromettersi tra lei e Peter??), sarà che tutti mi hanno sempre detto che avevo (che ho ancora) lo stesso modo di fare il broncio e di essere impertinente, lo stesso carattere volubile e la capacità di passare dalla rabbia alla contentezza (e viceversa) in poco tempo... insomma, sto pensando di farmela tatuare da un bel po'. Solo che poi, fra 40 anni, nonsepovvedè 'na vecchietta con Trilly tatuata sulla spalla destra!
Comunque, per tornare agli anni dello stupore, i miei genitori e miei nonni, quando volevano proprio vedermi estasiata, mi dicevano che in giardino vivevano tante piccole Trilly e io correvo a cercare di vederle e di catturarle. Mi sembra ancora di sentire l'eco della filastrocca che la mia bisnonna mi aveva insegnato:

Lucciola lucciola vieni da me
ti darò il pan del Re
il pan del Re e della Regina
lucciola lucciola, vieni vicina!

Spesso riuscivo a catturarle e le mettevo sotto un bicchiere. Poverine! Di solito dopo pochi minuti smettevano di brillare e io ci rimanevo male perché non avevano affatto il vestitino verde. Ma mio padre mi diceva che, quando si facevano vedere dagli uomini, non potevano mostrarsi per come erano realmente; poi le liberava e loro ricominciavano a brillare.
Bè, Peter Pan esiste proprio per ricordare agli adulti di non dimenticare i bambini che sono stati. Per me ci sono le mie Trilly-luccioline a ricordarmelo e stasera, nell'aria dolce del mio giardino-Neverland, mi scende una lacrima se penso a quante volte, negli ultimi mesi, mi sono allontanata dall'isola che non c'è e da quella bambina che credeva nelle fate.

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