domenica 5 febbraio 2012

Col senno "di mai"

"Io ti ho amato, André, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita, che mi rendeva felice, e ho lasciato che andasse in pezzi pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, né di fermarti. Sapevo che lo avrebbe fatto lei. E lo ha fatto. È scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame."
Alessandro Baricco, "Oceano mare"

...quello che uno si domanda poi è: ne valeva la pena? Mandare in pezzi la propria vita per un'illusione di felicità che scoppia tutto d'un colpo lasciando cocci affilati come lame ovunque?
La risposta più logica, quella che ognuno darebbe, col famoso senno di poi, è no, non ne valeva la pena. Eppure, evidentemente, il senno io non ce l'ho, nemmeno quello "di poi", perché la mia risposta continua ad essere sì.
Lasciando da parte tutte le frasi trite e ritrite da canzoncine neo melodiche "amare vale sempre la pena" "l'amore non è mai una perdita di tempo" ecc... io credo che, sostanzialmente, valga sempre la pena fare tutto quello che facciamo perché è proprio questo che è, la vita. Fare esperienze, fare errori, fare conoscenze, fare felici gli altri, farsi del male, farsi del bene... la vita è "fare".
Vedo troppe persone stare alla finestra a guardare (e spesso giudicare) le esistenze degli altri, domandandosi come sarebbe vivere certe esperienze, credendo perfettamente di sapere cosa farebbero in situazioni simili pur non avendole mai vissute e, sempre, ogni volta, anche nei momenti peggiori, in cui gli errori fatti in passato mi provocano un'angoscia tale da impedirmi quasi di respirare, mi dico che non cambierei un solo istante della mia vita con queste persone.
Per questo mi viene da sorridere ogni volta che mi viene detto "devi riprendere in mano la tua vita". Perché è proprio quello che invece sto facendo: ho in mano la mia vita, che in questo momento è alla deriva, è disorientata, annaspa nel mare di emozioni che attimo dopo attimo devo affrontare, e ora non posso fare altro che starle vicino, guardare giorno per giorno che strada vorrà prendere e assecondarla. Non posso impedirle di stare male, perché adesso è normale che sia così. Lascio che semplicemente vada dove vuole, in questi giorni di totale confusione, in attesa che si ripresenti l'occasione giusta (e so che arriverà) per rimettersi in carreggiata, pronta ad affrontare nuove esperienze e nuovi errori. Che varranno la pena di essere vissuti, sempre. La mia vita non starà mai alla finestra.

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