lunedì 21 novembre 2011

Ad essere giovani s'impara da vecchi

Vi sarà capitato di ascoltare una canzone, assaggiare un biscotto, sentire un profumo e subito ricollegare queste sensazioni a un ricordo sepolto nella vostra memoria, ma che in quel momento torna vivido e brillante come se il tempo non fosse passato. Proust le ha chiamate "Intermittenze del cuore", e mai definizione fu più precisa.
Io ne ho avuta una bella grossa proprio stamattina, mentre varcavo la soglia del mio vecchio liceo. Tredici anni dopo, c'è ancora lo stesso nauseabondo odore di fumo che proviene dai bagni, ci sono ancora le ragazzine che aspettano i fidanzatini al cancello della scuola durante la ricreazione e quelle che rimangono sedute al banco a ripassare la lezione; c'è ancora Claudio, il tecnico di laboratorio che avevo lasciato biondo e prestante e ho ritrovato imbiancato e appesantito, ma sempre con l'immancabile gomma in bocca. È come se il tempo fosse trascorso, lo si vedeva da alcuni dettagli (un muro che prima non c'era, un ascensore nuovo, la pavimentazione del giardino appena rifatta), ma al contempo si fosse fermato.
Ho rivissuto in pochi minuti 5 anni di angosce e litigi, di speranze e sogni ad occhi aperti; mi sono rivista ragazzina, perennemente insoddisfatta come solo gli adolescenti sanno essere. Ho sorriso amaramente pensando che, allora, mi sembrava una tragedia litigare con una compagna particolarmente antipatica o prendere un brutto voto in pagella. Non sapevo che il dolore, quello vero, sarebbe arrivato dopo e che, tornando 13 anni dopo in quella scuola, mi sarei sentita ancor più smarrita di quando ne sono uscita.
La distanza incolmabile che c'era tra me e gli studenti che mi stavano intorno era evidente: avrei potuto essere una loro zia o una sorella molto maggiore. Loro non mi vedevano. Non ero parte del loro mondo, ero classificata come elemento estraneo e privo di ogni tipo di attenzione.
In un certo senso, è come se stamattina avessi definitivamente preso coscienza di non essere più quella ragazzina infelice e speranzosa. E la sensazione che ho adesso è quella di essere diventata "vecchia" senza aver mai conosciuto l'età in cui una persona si sente finalmente realizzata, quella in cui le speranze si trasformano in qualche modo in realtà.
Sono diventata vecchia senza mai essere stata adulta.

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