giovedì 17 novembre 2011

Le parole che non sappiamo dire

La verità è che non ci sarà mai nessuno che possa trovare le parole adatte per consolarti, quando ti succede una cosa brutta.
Sarà per questo motivo che, quando mi trovo a dover fare le condoglianze a un amico per la perdita di una persona cara, mi vergogno. Perché mi domando che senso abbia telefonare a qualcuno e dirgli "mi dispiace". È ovvio che mi dispiaccia, altrimenti non avrei telefonato. "Ti faccio tante condoglianze", che è più o meno come fare gli auguri a Natale: un rito, una formuletta inventata dai benpensanti, che nascondono spesso la loro indifferenza dietro la maschera della buona educazione.
Non ci sono parole che esprimino la sincera condivisione del dolore. O almeno, io non so trovarle; ho sempre paura di apparire patetica, esagerata, finta. Eppure, se ci pensate, è molto più sincero dire "mi dispiace" che non "sono così contenta per te!". Mi piacerebbe sapere quante damigelle d'onore single sono davvero felici per la loro amica che si sta sposando. D'altra parte, è anche molto più facile dispiacersi per una cosa brutta che capita ad un'altra persona, che gioire di una cosa bella che non ci riguarda. Questo perché siamo fondamentalmente egoisti e pessimisti: immedesimandoci nel malcapitato, gli confessiamo scaramanticamente la nostra compartecipazione al suo dolore nella segreta speranza di non ritrovarci al suo posto, un giorno.
"Ti voglio bene, ti starò vicino qualunque cosa accada, non ti abbandonerò" , ecco quello che si vuol sentir dire qualcuno che vuol essere consolato. Non sforzatevi a trovare parole di incoraggiamento, non cercate di "vedere il lato positivo", non provate nemmeno a dire che "prima o poi passerà". No. Dichiarate solo quel che provate, se è sincero, e accettate il fatto che la persona che state cercando di consolare non smetterà di piangere in quel momento, ma almeno saprà di non essere sola. E questo, visti i tempi che corrono, è come vincere la lotteria di Capodanno.

1 commento:

  1. Il punto e' che le persone non sanno comunicare. Sanno solo parlare. Ed e' il vuoto.

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