martedì 29 novembre 2011

La paura di aprire un cassetto

Quando una cosa sta finendo, è difficile dirsi addio. Ci sono persone che hai imparato a conoscere, con cui hai fatto un giretto su questo continuo otto volante che è la vita e che sono entrate a far parte della tua quotidianità, e ad un certo punto qualcosa si rompe nell'ingranaggio che credevi perfetto e non c'è niente da fare, per quanto tu cerchi di aggiustarlo, c'è sempre qualcosa che non va. Ti viene allora da pensare che, invece di vederlo morire giorno per giorno, dovresti dare tu il colpo definitivo, via il dente via il dolore, un colpo e non ci si pensa più. E invece, purtroppo, ci pensi eccome. E di solito ti vengono in mente solo le cose belle, le cose che perderai insieme alla persona alla quale stai dicendo addio, le cose che sono entrate a far parte di una vita comune e che da quel momento in poi diventeranno solo tue. Uno sguardo, un'espressione, un certo modo di scherzare insieme, quella volta che ti ha insegnato a come superare un rallentantore senza sfasciare le sospensioni, una canzone che entrambi adorate, quella fotografia scattata in un momento spensierato. Ci sono strade in cui non potrai mai più passare senza sentire quella tremenda sensazione alla bocca dello stomaco che pare si chiami nostalgia, ma secondo me ha più il sapore dell'angoscia. Sai che un giorno aprirai un cassetto e ci troverai dentro un biglietto, un regalo, una conchiglia che hai raccolto un giorno in cui eravate insieme; sai che per strada ti capiterà di sentire un profumo che ti ricorderà quella persona; sai che vedrai un film e penserai a tutte le volte in cui ne avete parlato insieme. E allora lì diventa difficile dire quell'addio... Addio non solo a te, ma a tutto ciò che potevi continuare ad insegnarmi, a tutte le cose che avremmo potuto ancora dirci, a quel viaggio on the road che non faremo mai, alle feste che non condivideremo, ai momenti di dolore in cui non potremo contare sull'aiuto reciproco.
Diventa difficile.
Sarà per questo che si rimanda, non è ancora il momento, no, un altro giorno ancora, solo un altro giorno, per la paura di dover affrontare il vero momento terribile dell'addio: quello successivo, quello in cui il "noi" diventa giorno dopo giorno "io".

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