venerdì 18 novembre 2011

Ma quanto è sexy l'astinenza!

Ebbene sì. Chi vi scrive è una seguace della saga di Twilight, o, se vogliamo andar dietro all'abitudine di dare un nome a ogni cosa, una "twilighter". Di quelle che non si strappano i capelli, che mai si accamperebbero per tre notti al freddo e al gelo davanti ad un hotel per vedere un attore biondo che fa capolino da una finestra, di quelle che non stanno ore a discutere se è meglio essere "team Ed" o "team Jake", ma semplicemente una di quelle che hanno letto i libri e che, lo dico senza alcuna vergogna, li hanno adorati fin dalla prima pagina. Eppure...
Eppure sono d'accordo con ogni obiezione che viene fatta a questi libri: la storia è banale, trita e ritrita, i riferimenti ad altre storie famose (la Bella e la Bestia, Romeo e Giulietta, Cime Tempestose...) si sprecano e, anzi, sono addirittura  dichiarati esplicitamente dalla stessa autrice; lo stile e il linguaggio non distano poi molto da i famosi "romanzi Harmony" e la trama a tratti scade nel ridicolo.
Tuttavia mi ricordo bene le parole della mia insegnate di Editing durante il corso di Editoria, quando ancora ero una felice studentella universitaria piena di speranze: "Un libro, per essere pubblicato, non deve necessariamente essere originale, perché ormai è stato già scritto tutto. Non esistono più storie originali. Per decidere di pubblicare un libro si deve essere in grado di prevedere l'impatto che avrà sul pubblico e se venderà o meno. Bisogna essere dunque in grado di trovare, se ci sono, i suoi punti di forza".
Ebbene, "Twilight" ha senza dubbio dei punti di forza che fanno passare in secondo piano i difetti di cui parlavo prima. Quando leggiamo un libro o guardiamo un film, abbiamo delle aspettative sulla trama: speriamo, cioè, di leggere/vedere quello che vorremmo che accadesse. Ecco, leggendo "Twilight", fin dalla prima pagina la lettrice spera che Edward e Bella si amino e che vivano per sempre insieme, ma essendo lui un vampiro e lei umana, l'unica soluzione è che lei diventi vampira. E infatti questo accade. Senza quasi nessun intoppo, senza che questa certezza venga mai messa in discussione. Questo è il primo punto di forza: dai al lettore quello che si aspetta.
Il secondo punto di forza, e forse quello più importante, è che i due protagonisti praticano l'astinenza sessuale: dopo averci presentato lui come "forte e indistruttibile" e lei "fragile e delicata", dopo averci descritto la loro attrazione che coinvolge tutti e cinque i sensi, dal tatto al gusto, perché lui se la mangerebbe (letteralmente), dopo averci ripetuto in tutti i modi possibili che per lei fare l'amore con lui sarebbe pericoloso perché lui è troppo forte e potrebbe ucciderla, per vederli finalmente "consumare" bisogna aspettare tre libri e altrettanti film.
Questo, ve lo posso assicurare, è una mossa vincente. Dopo anni e anni in cui le storie romantiche erano basate sullo schema "si incontrano, fanno sesso, POI si innamorano", imbattersi in una storia che stravolge questo schema è stato devastante per il pubblico femminile. Tutte noi abbiamo sentito le famose "farfalline nello stomaco" allorché, alla fine del terzo libro, sembra che finalmente fra i due succeda qualcosa, ed Edward pronuncia la famosa frase: "Ti amo. Ti voglio. Adesso". Ma no. Non è ancora il momento. E la tensione sessuale tra i due sale e, insieme a quella, la smania della lettrice che si immedesima (eh, inutile negarlo...).
Metto poi come ultimo punto di forza il fatto, qui sì un po' originale, che il ritroso è lui. Lei vorrebbe far sesso fin dal primo bacetto. Lui non si concede se non dopo il matrimonio. D'altronde, è un uomo dell'800, conosce perfettamente la differenza tra "ragazza da sposare" e "ragazza che la dà" e lui Bella la vuole sposare. E quindi no, niente sesso, anche se lei non fa altro che provocarlo in tutti i modi possibili, con quella sua aria innocente da ragazzina fragile e perbene.
Insomma, c'è poco da fare i supercritici. "Twlight" non è certo un capolavoro, non rimarrà nella storia della letteratura e non verrà studiato nelle scuole. E sinceramente non credo nemmeno che questo fosse l'intento dell'autrice. Lei voleva scrivere un libro che vendesse milioni di copie e c'è riuscita. Le chiacchiere stanno a zero. Ha scoperto l'uovo di Colombo? Forse. Ha usato una formuletta di sicuro successo, studiandosela a tavolino? Può essere. Ma intanto si gode i suoi milioni di dollari e se la ride alla faccia di tutti i professoroni snob con la "evve moscia" che storcono il naso di fronte alle ragazzine in estasi.
Eddai, professoroni, divertitevi un po' anche voi ogni tanto! C'è un tempo per studiare e uno per divertirsi... Su, confessatelo: veramente "I Promessi Sposi" vi ha divertito come "Il Codice da Vinci"???

5 commenti:

  1. I matrimoni bianchi... che angoscia! :D

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  2. Parlo sempre per me, eh... intendevo che per me lo sarebbe. Chi lo sceglie, lo fa consapevolmente ed è felice così. E magari sta anche meglio, beato lui.

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