sabato 19 novembre 2011

La banalità è negli occhi di chi guarda

È un po' di tempo che ci penso: ma da quando il termine "popolare" è diventato sinonimo di "banale" e "scontato"? Da quando una cosa, se diventa popolare, ovvero comincia a piacere al grande pubblico, deve essere messa al bando, etichettata come "stupida" e quindi evitata come la peste dai cosiddetti "critici"?
Per fare un esempio: quando uscì il film "Titanic" (era il 1998), decisi di andarlo a vedere senza avere la benchè minima idea di come fosse realizzato (certo, conoscevo la storia, ma non la trama). Andai a vederlo solo perché veniva presentato dalla critica come "il film più costoso della storia del cinema" e per vedere i famosi super effetti speciali. Uscii singhiozzando. E questa non è poi una novità, dato che ho "la lacrima in tasca" come mi diceva sempre la mia maestra elementare. Tuttavia quel film ebbe un effetto devastante sul mio povero cuoricino diciottenne. E lo stesso effetto lo ebbe su altre milioni di persone (per lo più di sesso femminile, va detto) nel mondo. Ed ecco che ci fu il cambiamento: quello che fino ad allora veniva presentato come un Colossal (secondo la definizione del Sabatini Coletti "film realizzato con grande impiego di mezzi e persone, monumentali messe in scena, effetti speciali e un cast di attori di rilievo"), divenne poco a poco considerato un film da donnette piagnucolanti, insipido e ridicolo. Questo solo perché, invece di rimanere "di nicchia" e quindi apprezzato dalla gente colta che ha studiato e che sa riconoscere l'Arte, cominciò ad essere osannato dalle casalinghe, dalle ragazzine e da chi non aveva mai letto nemmeno un libro.
Non è mia intenzione star qui a discutere se "Titanic" sia o meno un bel film, perché quello è questione di gusti personali (io non ho ancora superato il lutto per la morte del povero Jack, ma questo è un fatto del tutto soggettivo e quindi irrilevante). Voglio solo porre l'attenzione sul fatto che, quando una cosa è oggettivamente fatta con cura, quando suscita emozioni, quando lascia un segno in chi la guarda o l'ascolta, poco importa se ad apprezzarla sono in due o in due milioni di persone. Dissacrare una cosa per partito preso, solo perché piace a tutti, è un male che andrebbe estirpato da questo mondo.
Io rivendico il diritto di trovare geniale una canzone della Pausini, di considerare i Pooh il miglior gruppo italiano di tutti i tempi, di ascoltare Baglioni in macchina a tutto volume senza dover essere guardata come un sfigata, di leggere Harry Potter sul treno senza dover nascondere la copertina, di entrare in libreria e comprare tutta la serie di "I love shopping" senza che la cassiera mi guardi con l'aria di chi pensa "...e scommetto che stasera guarderai perfino il Grande Fratello!".
Rivendico il diritto di avere le stesse identiche preferenze di altri milioni di persone e di non sentirmi affatto banale per questo!

3 commenti:

  1. Concordo con te, ma attenzione ai fenomeni di aggregazione di massa, che portano ad uno svuotamento dell'entita' individuale, con conseguente disgregazione dell'io...
    Bye..

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