martedì 6 dicembre 2011

Piccola guida per navigatori distratti

Sempre più spesso navigando in rete mi capita di leggere strafalcioni che a volte mi fanno sorridere, a volte, non ve lo nascondo, indignare (purtroppo la mia anima da letterata snob che arriccia il naso fa capolino, qualche volta). Lasciando da parte gli errori grammaticali e/o di sintassi, che possono essere anche capiti, se si pensa che spesso uno "scrive come parla" e che la lingua parlata risponde a regole completamente diverse da quella scritta, quelli che proprio non sopporto sono gli errori nelle citazioni e nei modi di dire che di solito chi scrive butta là per apparire colto. Ebbene, come ho già detto tempo fa, meglio mostrare di non sapere una cosa, prima che saperla in modo superficiale e sbagliato. Ci si fa la figura di quelli presuntuosi e un po' ottusi. Ho pensato quindi che sarebbe utile una piccola guida per addentrarsi nella folta boscaglia delle citazioni e dei modi di dire, riportando qui di seguito quelli più famosi e altrettanto inesatti.
Partiamo da quello che probabilmente è il più conosciuto. Chi di voi non ha mai citato il famoso passo della Divina Commedia "Non ti curar di lor ma guarda e passa"? Sappiatelo, è sbagliato: nel III canto dell'Inferno, quello dedicato agli Ignavi, Virgilio dice a Dante "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa".
Sempre rimanendo in ambito dantesco, anche il verso del Purgatorio "È l'ora che volge al désio" è errato, poiché la versione originale sarebbe "Era già l'ora che volge al disìo ai navicanti, / e 'ntenerisce il core".
E fin qui le storpiature almeno non cambiano il senso della frase. Fa sorridere invece "Ahi l'amor, l'amore è un dardo", verso del Trovatore di Giuseppe Verdi, la cui versione corretta è "Ah! l'amor, l'amore ond'ardo!". In questo caso, oltre ad essere sbagliata, la citazione cambia anche completamente di significato.
La "Chiave di svolta" è uno strano miscuglio tra due modi di dire: la "chiave di volta", pietra centrale che chiude un arco, fondamentale per la sua stabilità, e "punto di svolta", momento in cui una situazione può prendere una piega inattesa.
Non è la "Lira di Dio", ma "L'ira di Dio", che era un castigo divino; non è "spezzare un'arancia" ma "spezzare una lancia", ovvero prendere le difese di qualcuno (detto che deriva dall'usanza degli antichi cavalieri che scendevano in campo per difendere l'onore di chi non poteva difendersi da solo, spesso una donna o un sovrano. A volte accadeva che durante il primo assalto la lancia si spezzasse contro la corazza degli avversari). Non si dice "partire con la lancia in testa" ma  "in resta", ovvero nell'apposita sede applicata in un angolo della corazza che aveva la funzione di far stare la lancia in equilibrio.
Presso la religione ebraica, nel giorno del Kippur (letteralmente "espiazione"), venivano condotti al tempio due capri, uno destinato a Dio e uno al Demonio. Il primo veniva immolato, il secondo abbandonato nel deserto dopo che il sacerdote gli aveva trasmesso tutti i peccati della comunità: da qui il detto "essere il capro espiatorio", ovvero la persona su cui vengono fatte ricadere tutte le colpe, e non "capo espiatorio".
Le prostitute non sono "d'alto borgo", ma "d'alto bordo": l'espressione, diventata di moda negli anni trenta, si riferisce al fatto che, durante i viaggi in nave, la cabine più belle e più costose, quelle in alto della prima classe, erano occupate da signorine mantenute dai ricchi amanti.
La gatta va "al lardo" a lasciare lo zampino e non "al largo": il detto vuol mettere in guardia colui che si appropria della roba non sua e che prima o poi verrà scoperto e nasce  da un altro detto popolare che è "andare dalla gatta per il lardo", ovvero rivolgersi a qualcuno che non ti concederà mai ciò che chiedi.
Non è "su di corda!" per incitare qualcuno a stare allegro, ma "sursum corda", ovvero "in alto i cuori", prefazione della Messa latina.
Non si dovrebbe dire "piantare in Asso", che non significa assolutamente nulla, ma "piantare in Nasso": l'espressione trae origine dalla mitologia greca, allorché Teseo, dopo aver sconfitto il Minotauro grazie all'aiuto della sorella del mostro, Ariadne, abbandonò la fanciulla, mentre dormiva, sull'isola di Nasso. 
Chiudo questa piccola raccolta con una citazione nata recentemente e che ho letto spesso: "L'italia è un paese bagnato da tre mari e prosciugato da Tremonti" , che si riferisce alle manovre particolarmente pesanti del nostro ex ministro dell'economia. Ebbene, la battuta, che potrebbe essere anche simpatica, diventa patetica se si pensa all'errore madornale in essa contenuto: l'Italia infatti è bagnata da quattro mari e non da tre (Ligure, Tirreno, Ionio e Adriatico) e citandola si fa davvero una brutta figura!

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