mercoledì 7 dicembre 2011

Un cow-boy vestito da liutaio

Da un paio d'anni frequento abbastanza regolarmente un amico che, di professione, fa il liutaio. Recentemente ha concesso un'intervista a un giornaletto locale e chi lo intervistava ha scritto che la parola "liutaio" gli evocava immagini di un vecchio signore con gli occhiali in un piccolo laboratorio pieno di legni pregiati e strumenti d'epoca, mentre il ragazzo che si trovava davanti non corrispondeva affatto a questi canoni, coi suoi jeans e i suoi vestiti da cow-boy. Bè, menomale, ho pensato io! Probabilmente quel signore si aspetta che le fabbriche di cioccolato siano tutte come quelle di Willy Wonka e che a Londra, quando cambia il vento, arrivi una strana tata volando con l'ombrellino... ma vabbè, non divaghiamo.
In effetti questo liutaio qua non è affatto un vecchietto con gli occhiali e la barba lunga, ma un ragazzo (meglio sarebbe dire un uomo, vista l'età ormai oltre gli -enta, ma gli voglio bene!) con occhi azzurri e muscoloni, due moto e una macchina sportiva tutta nera che adora sopra ogni altra cosa (ma non va vestito da cow-boy, questo ci tengo a smentirlo, anche perché altrimenti lo prenderei in giro dalla matina alla sera). Non costruisce violini ma strumenti elettrici "pieni di cattiveria", come è solito dire, e ha un laboratorio in effetti piccolo, ricoperto di polvere e pieno zeppo di arnesi che solo lui riesce a trovare in tutto quel caos. Tutti coloro che vanno a trovarlo gli chiedono di poter vedere il laboratorio e gli dicono sempe "ma tu fai tutto qui dentro??", facendolo anche sbuffare ogni volta. Perché lui, sì, fa tutto lì dentro. E come lo fa bene!
Ha imparato da solo. La leggenda vuole che un giorno sia andato da sua madre e le abbia detto che voleva imparare a suonare il basso e lei gli abbia risposto che si poteva scordare che glielo avrebbero comprato, visto che recentemente gli avevano regalato una tromba costosa (perché sa anche suonare la tromba!). E lui, che a quel tempo era un ragazzino sbarbato, non ha fatto una piega. Ha preso un pezzo di legno (pare un tagliere da cucina che sua madre aveva appena comprato e mai usato) e si è costruito il basso da solo. Il primo di una lunga serie.
Nel 2008, poi, ha deciso di accantonare l'università e rischiare il tutto per tutto nell'unica cosa che sapeva di voler fare, ed ha aperto questa piccola liuteria in cui lui è il titolare e anche unico lavorante. Nessuno lo aiuta, si difende da solo dagli attacchi dei colleghi invidiosetti, risponde alle mail ed alle telefonate dei clienti sempre ansiosi per i loro strumenti, disegna i modelli, fa preventivi fino a notte fonda e costruisce strumenti. In quattro anni ne ha costruiti quasi 100 ed è riuscito, sempre da solo, a farsi notare da musicisti importanti (solo per fare due nomi, Ares Tavolazzi, bassista degli Area e Patrick Djivas bassista della PFM).
Questo liutaio qua è la prova vivente che, se si fa una cosa che si ama, si riesce a farla senza nessun aiuto. Non si sente quasi la fatica, non si sente il peso di avere tutto sulle proprie spalle. Si va solo avanti, mettendocela tutta e non essendo mai contenti per il risultato raggiunto.
È soprattutto questo che ho imparato da lui in due anni di conoscenza. E credo che sia la cosa più bella che potesse insegnarmi.

Nessun commento:

Posta un commento