martedì 13 dicembre 2011

Sono svampita e me ne vanto!

Mi capita ogni tanto di leggere, sulle pagine degli amici di Facebook, i commenti di chi vuol essere sempre ed a tutti i costi polemico oltremisura.
Ametto di essere una di quelle che non si tira indietro di fronte alla rissetta verbale che, non ve lo nascondo, a volte cerco volutamente anche come valvola di sfogo (cosa c'è di più bello che "trollare" illustri sconosciuti che scrivono stronzate- scusate il francesismo- su facebook?). Tuttavia, trovo ridicola la pratica di certi personaggi che, forse per "distinguersi dalla massa", credono che un commento con tanto di linguaggio forbìto e una costruzione sintattica che farebbe impallidire Manzoni, basti a farli entrare nell'Olimpo degli acculturati  liberi di sparare giudizi su tutti i comuni mortali colpevoli d'ignoranza e di qualunquismo.
Sono consapevole di essere io stessa talora vittima della Grande Malattia che colpisce chiunque abbia fatto studi umanistici: lo snobismo intellettuale. Non è raro, infatti, che un laureato in Lettere o in Filosofia arricci il naso con fare disgustato di fronte alle persone che mostrino una conoscenza limitata delle arti, della letteratura e della lingua. Ma ciò che ognuno di noi dovrebbe ricordarsi è che lo snobismo è, appunto, una malattia, non un vanto, e come tale andrebbe curata. Specialmente quando diventa cronica e acuta, anche perché esiste un confine molto sottile che separa gli intellettuali antipatici ma che sanno il fatto loro e quindi rispettabili, dai coglioni (quelle finesse!) con la puzza sotto il naso ridicoli e patetici.
Io credo che la vera sapienza sia da ricercarsi nell'umilità e nel rispetto. Il famoso "so di non sapere" detto da Socrate la dice lunga.
Il primo passo per guarire dallo snobismo intellettuale è quello di prendere coscienza della "malattia"; capire che spesso con certi commenti si appare ridicoli e fuori luogo; mettersi in discussione e non credere che per avere un'opinione valida sia necessario fare il bastian contrario in ogni occasione.
Il secondo passo da fare è smettere di pensare che, per essere considerati sapienti ed essere rispettati per questo, sia necessario disquisire solo di storia, arte, letteratura, matematica, scienza e musica classica. Il saper sostenere una conversazione che spazi da Dante al Grande Fratello, quello sì che è vero indice di una mente aperta. Come diceva Pascal, del resto, "è molto più bello sapere qualcosa di tutto, che tutto d'una cosa".
Il terzo ed ultimo passo è quello di non ostentare a tutti i costi le cose che, nel corso della vita, per studio o per piacere, si sono apprese. Se interrogati, è bello rispondere con cognizione di causa, ma in caso contario, che senso ha intervenire a gamba tesa in una conversazione dai toni leggeri e spensierati con l'aria saccente di chi pensa "poveri ignorantelli, ora vi insegno qualcosa io!"?
Come ho già detto, anch'io sono stata vittima (e purtroppo a volte ho delle ricadute) di questo brutto male; tuttavia, qualche tempo fa, un conoscente, leggendo alcune cose che scrivevo su facebook, mi ha accusata di apparire troppo superficiale, poiché parlavo di cose di poca importanza e giocavo a fare la svampita. Il bello è che ha pensato di avermi offesa, invece non poteva farmi un complimento più bello, perché lì ho capito che stavo davvero guarendo!

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